Il Rapporto Italiani del Mondo secondo YouSo.
Qualche giorno fa è uscito il nuovo Rapporto Italiani nel Mondo di Fondazione Migrantes e gli articoli e gli approfondimenti su quante persone sono espatriate nel 2022, da dove e chi sono non sono mancati. Ci è chiaro che i giovani tra i 18 e i 35 anni continuano a valicare i confini patrii e questo è un problema? Non lo sarebbe se tornassero, il punto è che poi non tornano! Dunque, il numero di chi parte è sempre più alto di quello di chi torna e il problema sta qua o, meglio, è anche qua.
Nell’ultimo decennio, il numero complessivo di rientri in patria è stato pari a 443 mila persone e il RIM ci dice che le politiche di attrazione del capitale umano che aveva messo in atto il Governo hanno avuto un risultato interessante, tanto che nel 2021 i rientri in modo duraturo son raddoppiati e a beneficiare di questo rientro è stata la fascia etaria 20-30 anni.
Le famiglie invece fan fatica a tornare, le famiglie con figli piccoli e/ adolescenti e a proposito di figli è bene sottolineare che coi genitori partono anche loro -ovviamente- e la fascia di età 0-17 anni cuba nel complesso il 14,4% su totale delle iscrizioni AIRE. E all’estero si nasce, I nati all’estero sono cresciuti, dal 2006, del +175%, dunque come ben titola il RIM l’Italia fuori dall’Italia continua a crescere e lo fa per espatrio o per nascita e tutto questo, appunto, sarebbe anche giusto perché l’essere umano ha fatto la sua evoluzione migrando, ma il punto cruciale è far scattare la mitica e forse epica mobilità circolare!
Il diritto di migrare, il diritto di restare, il diritto di ritornare sono diritti profondamenti legati alla libertà di scelta.
Chi decide di andare, lasciare la propria terra NON può essere ridotto a un gruppo di numeri e percentuali altrimenti non si capirà mai davvero per bene il fenomeno, il problema e la relativa opportunità nelle migrazioni. Chi va via non per forza è un cervello in fuga maschio, anzi… chi va via è sempre di più donna in cerca di nuove opportunità -le più giovani- o per ricongiungersi ai nipoti -le pensionate-, in una nuova dimensione familiare più allargata.
E poi c’è chi torna lo fa dando il proprio contributo per una nazione che dalla migrazione può uscire ancora una volta solo che migliorata e arricchita, proprio come è stato con le rimesse nella fase della ricostruzione nel Dopoguerra.
Il punto è GOVERNARE IL FENOMENO DELLE MIGRAZIONI, sia quelle in entrata che quelle in uscita e non ridurlo al solito tifo da stadio. Su questo punto il deputato Toni Ricciardi è sempre stato fermo e risoluto, Storico delle Migrazioni e membro della commissione scientifica del RIM, non abbiamo perso l’occasione di condividere con noi un pensiero e un commento.
Toni Riccardi
Il diritto di migrare e tornare è un concetto molto giusto, il problema non sono le persone che partono perché fare un’esperienza all’estero è più che sacrosanto ed arricchente, il problema è non avere le condizioni per farle rientrare e nel momento in cui queste condizioni vengono implementate, che senso ha toglierle? Questo è quello che sta accadendo alle misure di attrazione del capitale umano in Italia, misure che anche dai dati RIM stavano funzionando. Ma non è ancora stata messa la parola fine, stiamo provando a far sì che queste misure permangano e continuino ad essere attrattive
Questo è un esempio di come funziona la grande retorica degli italiani del mondo, una retorica che poi rimane lettera morta e lo stesso vale per altri grandi temi come la scuola: la scuola è importante e non si mettono le risorse; la ricerca è importante e si tagliano fondi. Non c’è mai corrispondenza tra parole e fatti.
Si noti bene poi che la migrazione italiana è stata lungamente migrazione della provincia, quei paesini che hanno visto e vedono le persone partire sono in una condizione di spopolamento strutturale e per mantenerli in vita servono le persone, il capitale umano, qualcuno che li abiti.
Un paese, un comune può morire anche se facciamo fatica a comprenderlo, eppure succede, succede nei paesi di montagna, nei territori del Margine, accade ed è accaduto e per non farli (più) morire c’è bisogno di vita; e sebbene siamo consapevoli che in Italia mancano le persone, la “forza lavoro” (le stime dicono 500 mila all’anno) invece di guardare in questa direzione, con tutto ciò che ne consegue, si preferiscono strade più populiste o misure non strutturali per governare -nel vero senso della parola- le migrazioni in entrata e uscita che sono un valore sociale ed economico in un Paese che invecchia e si svuota.
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